A come Andromeda by Fred Hoyle & John Elliot

A come Andromeda by Fred Hoyle & John Elliot

autore:Fred Hoyle & John Elliot [Hoyle, Fred & Elliot, John]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:53:17+00:00


8

Agonia

Judy si teneva il più possibile lontana da Fleming e quando per caso le capitava di incontrarlo, lui di solito era in compagnia di Christine. Tutto era cambiato dopo la morte di Bridger: perfino quel precoce soffio di clima primaverile era presto svanito, lasciando sulla base e su Judy un manto grigio di tristezza. Con sofferenza anche maggiore capiva come fosse probabile che Christine prendesse nella vita di Fleming non solo il suo posto ma anche quello di Dennis Bridger: lavorava e collaborava con lui come lei stessa non aveva mai fatto. In un primo tempo Judy pensò che non sarebbe mai riuscita a sopportare questa situazione e, scavalcando Geers, scrisse lei stessa direttamente a Whitehall, chiedendo di essere trasferita.

L’unico risultato che ne ottenne fu un ennesimo colloquio con Geers.

«Il suo lavoro qui, Miss Adamson, è appena cominciato.»

«Ma l’affare Bridger è chiuso.»

«È finito Bridger, forse, ma il caso no.» Sembrava non accorgersi affatto del suo disagio. «Quelli dell’Intel hanno avuto tanto quanto basta a stuzzi-cargli l’appetito e ora che hanno perso Bridger cercheranno qualcun altro…

Forse uno dei suoi amici.»

«Pensa che il dottor Fleming venderebbe informazioni?» chiese sdegna-ta.

«Chiunque lo farebbe, se gliene diamo la possibilità.»

In conclusione, però, fu Fleming e non Judy a far rapporto sulla prima mossa dell’Intel.

Lui, Christine e la Dawnay avevano trovato il sistema per assicurare le piastre di contatto con un encefalografo a quella che sembrava essere la testa di Ciclope, e Christine aveva aiutato Fleming a collegarlo per cavo ai terminali ad alto voltaggio del calcolatore. Ai dispositivi sottostanti il quadro di controllo aggiunsero un trasformatore, attraverso il quale fecero passare il circuito, cosicché la corrente, quando arrivava a Ciclope, aveva pressappoco l’intensità della batteria di una lampadina. Ciò nonostante l’effetto fu spaventoso. Non appena fu dato il contatto, la creatura si irrigidì completamente, e le lampade del quadro di controllo registrarono delle grosse interferenze. Dopo un po’, tuttavia, la creatura e la macchina sem-brarono trovare un punto di equilibrio: i dati continuavano con regolarità il loro processo, sebbene dalla stampa-dati non uscisse nulla e sebbene Ciclope nel suo serbatoio nuotasse placidamente guardando fuori dallo spioncino con il suo unico occhio.

Tutto questo lavoro aveva occupato parecchi giorni e a Christine era stata lasciata la responsabilità della sala di controllo e del laboratorio, ora col-legati, con istruzioni di chiamare la Dawnay e Fleming se si fosse verifica-to qualcosa di strano. La Dawnay si concesse il meritato riposo, ma Fleming, di tanto in tanto, visitava l’edificio del calcolatore per fare dei controlli e per vedere Christine. Man mano che i giorni passavano la trovava sempre più tesa e in capo a una settimana era diventata così nervosa che si sentì costretto ad affrontare con lei l’argomento.

«Senti… Sai bene che questa faccenda mi spaventa maledettamente, ma non sapevo che facesse paura anche a te.»

«Non mi fa paura,» gli rispose. Erano nella sala di controllo, dove stavano osservando le luci che continuavano a lampeggiare sul quadro. «Però mi dà una sensazione strana.»

«Quale?»

«Questa faccenda dei terminali, e…» Esitò lanciando un’occhiata nervosa verso l’altra stanza.



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